BOCCA BACIATA NON PERDE VENTURA …

DAVID RIONDINO

legge e racconta il Decamerone di Boccaccio

Il titolo dello spettacolo prende spunto da una novella bellissima, che si trova nella seconda giornata del Decamerone: la storia di Alatiel, figlia del Sultano di Babilonia, che naufragò in terra cristiana ed era la donna più bella del mondo, e quel che la bella Saracina patì prima di tornarsene a casa, per concludere la sua avventura col noto proverbio che sigla la sua vicenda: “bocca baciata non perde ventura/anzi rinnova come fa la luna”.

Lo spettacolo propone la lettura di una riduzione del testo originale della novella di Alatiel, e si interrompe in tre momenti, nei quali affiorano tre nuove storie sempre legate all’universo erotico del Decamerone: le novelle di Madonna Filippa, di Tancredi e Ghismonda, e di Federigo degli Alberighi. Ognuna di queste novelle viene raccontata, affidandosi alle capacità di narratore dell’attore, e conclusa con una canzone, che rielabora ciascuna novella in forma musicale, rispettando suoni e lessico del meraviglioso fraseggio di Boccaccio, e scommettendo sulla cantabilità dei racconti.

Entrando nel merito delle storie: Madonna Filippa, che domanda al giudice che l’accusa di avere un amante “se ho sempre dato a mio marito quel che gli bisognava, che devo fare di quel che mi avanza? Dovrò gettarlo ai cani? O sarà meglio darlo a un gentiluomo molto innamorato…” fino ad essere assolta e portata in trionfo dai pratesi. E Tancredi e Ghismonda, padre innamorato della figlia, che le uccide l’amante e ne mette il cuore in una coppa d’oro, torbida e drammatica vicenda tra il mare e le rose di Salerno. Per non dire del falcone di Federigo degli Alberighi, che racconta la nota storia dal suo tragico punto di vista (quello appunto del falcone).

Si mette in scena dunque il Boccaccio nella gradevolezza del suo testo originale e nella cantabilità delle sue trame.  Cantabilità che rintracciamo nel proverbio finale della novella di Alatiel, “bocca baciata non perde ventura/anzi rinnova come fa la luna”, sentenza incontestabile, che sembra fatta apposta per essere cantata: e infatti il Falstaff di Verdi la canterà nel Ballo in Maschera.

Ma questa è un’altra storia.